I gifted e il successo: un binomio complicato

Il paradosso dei gifted: tanto potenziale, poco successo

Giftedness e il mito del successo

Quando si parla di gifted, spesso si immagina un futuro brillante, costellato di traguardi straordinari. Intelligenza elevata, creatività, curiosità senza limiti: ingredienti che sembrano una garanzia di successo. Eppure, la letteratura scientifica e l’esperienza clinica mostrano che il percorso dei gifted non sempre coincide con quello dei cosiddetti “top performer”. Molti gifted, anzi, si percepiscono come “non realizzati” rispetto al proprio potenziale.

Perché accade?


La dispersione degli interessi

Uno dei tratti distintivi della giftedness è la multidimensionalità degli interessi. Le persone gifted tendono a essere attratte da molti campi contemporaneamente: scienza, arte, filosofia, attualità, tecnologia. Ogni nuova scoperta diventa una porta che si apre su un mondo affascinante.

  • La ricerca di Subotnik, Olszewski-Kubilius e Worrell (2011) evidenzia che, mentre nei bambini gifted la curiosità ampia è un punto di forza, in età adulta può diventare un ostacolo alla specializzazione necessaria per eccellere in un settore.

  • Chi raggiunge risultati eccezionali in campo artistico, scientifico o sportivo, di solito lo fa grazie a dedizione esclusiva e prolungata: anni di pratica deliberata su un ambito preciso.

👉 Esempio: Marta, 29 anni, ha una laurea in ingegneria ma coltiva anche la passione per la fotografia, la scrittura e la musica. Ogni volta che si dedica con entusiasmo a un progetto, dopo poco ne trova un altro più stimolante. Non conclude nulla fino in fondo e si sente “incostante”. In realtà, vive la paralisi dell’abbondanza: troppe strade aperte, nessuna scelta definitiva.


Intensità e perfezionismo

A complicare il quadro c’è l’intensità psicologica. Il gifted non solo ha tanti interessi, ma li vive con passione travolgente e spesso con standard altissimi. Questo genera due dinamiche tipiche:

  1. Abbandono precoce: quando un progetto non dà risultati immediati, il gifted può perdere motivazione e rivolgersi a nuove sfide.

  2. Blocco da perfezionismo: l’ansia di non riuscire a esprimere al massimo il proprio potenziale può fermare l’azione, alimentando procrastinazione e insoddisfazione.

👉 Esempio: Luca, 36 anni, ricercatore, ha decine di articoli scientifici iniziati e mai pubblicati. Li considera sempre incompleti, “non ancora all’altezza”. I colleghi meno brillanti di lui lo superano nella carriera perché portano avanti lavori concreti, mentre lui resta imprigionato dall’idea di perfezione.


Successo secondo chi?

Qui emerge un altro punto importante: che cos’è il successo?
Nella letteratura mainstream, successo equivale a risultati misurabili: pubblicazioni scientifiche, premi, carriera di vertice, notorietà. In questa logica, il focus su un unico campo è cruciale.

Ma molte persone gifted non aspirano a un successo “fuori norma”: cercano piuttosto significato, autenticità, varietà. Alcuni preferiscono vivere molte vite in una, con esperienze ricche e trasversali, anche a costo di non emergere in un solo ambito. Per questo, spesso non sono percepiti come “di successo” secondo criteri convenzionali, ma vivono vite piene di senso per loro.

👉 Esempio: Andrea, 55 anni, ha cambiato diversi lavori e passioni: è stato insegnante, poi artigiano, poi ha aperto una libreria. Non è diventato famoso in nessuna di queste attività, ma quando racconta la sua vita la descrive come “un viaggio ricco e pieno di significato”.


Un approccio clinico: integrare intensità e direzione

Dal punto di vista psicologico, il nodo sta nel trovare equilibrio tra la spinta naturale alla varietà e la necessità di continuità. Qui approcci come ACT e CFT possono offrire strumenti preziosi:

  • ACT (Acceptance and Commitment Therapy): aiuta a chiarire i valori, a distinguere ciò che conta davvero e a tradurlo in azioni concrete. Per i gifted questo è essenziale: non significa fare “una sola cosa per sempre”, ma una cosa alla volta, in linea con i propri valori, con la possibilità di ricalibrare la direzione in base al contesto.

  • CFT (Compassion Focused Therapy): lavora sull’autocritica e sul perfezionismo, aiutando il gifted a non vedere ogni scelta come una rinuncia o un fallimento, ma come un atto di cura verso di sé.


Suggerimenti pratici per trasformare la dispersione in direzione

  1. Nota i tuoi pensieri automatici

    • “Devo fare tutto”, “Non è mai abbastanza”, “Se scelgo, perdo altre opportunità”.

    • Scrivili: sono pensieri, non verità assolute.

  2. Chiarisci i tuoi valori principali

    • Cosa conta davvero per te adesso?

    • Scegli 2-3 valori guida (es. creatività, cura delle relazioni, salute).

  3. Scegli una cosa alla volta

    • Qual è l’azione più significativa e coerente con i tuoi valori in questa fase?

    • Non tutto insieme: un passo per volta.

  4. Ridimensiona gli obiettivi in passi concreti

    • Da “scrivere un libro” → “20 minuti al giorno di scrittura”.

    • Da “cambiare lavoro” → “un colloquio informativo entro un mese”.

  5. Trattati con compassione

    • Quando emerge l’autocritica, fermati e pratica un compassion break:

      • Mano sul cuore.

      • Respiro lento.

      • Frase gentile: “Sto facendo del mio meglio, e va bene così.”


Spunti utili per ripensare aspettative e successo

  • Il concetto di multipotenziale di Emilie Wapnick, How to Be Everything, 2017 (anche in italiano): non tutti devono eccellere in un solo campo. Alcuni costruiscono carriere “mosaico”, intrecciando passioni diverse. È una modalità di realizzazione legittima.  

  • La pratica deliberata di Anders Ericsson, Peak, 2016 (anche in italiano): eccellere in un campo richiede anni di allenamento mirato. Per i gifted è un dato illuminante: il talento non basta, serve continuità. Ma non è obbligatorio intraprendere questa strada: è una scelta consapevole.

  • La self-compassion di Kristin Neff, 2011(anche in italiano): aiuta a ridurre l’autocritica e a riconoscere che il bisogno di varietà è parte della propria identità, non un difetto.

  • Polivalenza vs. iperspecializzazione di David Epstein, Range, 2019 (anche in italiano): in un mondo complesso e in rapido cambiamento, la forza non sta solo nell’iperspecializzazione. Chi sa adattarsi, collegare campi diversi e avere competenze trasversali può avere un successo meno visibile, ma prezioso.


Conclusione

Il paradosso del gifted è chiaro: il potenziale vasto non sempre si traduce in successo misurabile. Troppi interessi, troppa intensità e troppe aspettative possono generare dispersione.

La sfida non è ridurre le proprie aspirazioni, ma imparare a scegliere un focus alla volta, mantenendo la libertà di cambiare rotta quando il contesto o i valori lo richiedono. Con l’aiuto di ACT e CFT, unito alla consapevolezza di altri approcci (multipotenzialità, self-compassion, polivalenza), i gifted possono trasformare le aspettative in un percorso più autentico e sostenibile.
NB: Anche ricalibrare le proprie aspettative può essere utile quando si parla di successo, lo approfondiamo qui.