Mobbing

Mobbing

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Si tratta di un’aggressione sistematica e continuativa che viene attuata contro un lavoratore con diverse modalità e gradualità (abusi psicologici, angherie, vessazioni, demansionamento, emarginazione, umiliazioni, maldicenze, ostracizzazione, ecc.) e con chiari intenti discriminatori dal datore di lavoro o da un suo preposto o da un superiore gerarchico oppure da suoi colleghi e/o sottoposti.

Tipi di mobbing

  • verticale: quando è attuato da un superiore nei confronti di un subordinato o viceversa da parte di un gruppo di dipendenti nei confronti di un superiore;  
  • orizzontale: tra pari grado;  
  • collettivo: spesso attuato come strategia aziendale mirata a ridurre o razionalizzare gli organici e rivolto a gruppi numerosi di persone;  
  • doppio mobbing: si realizza quando il mobbizzato carica la famiglia di tutte le sue problematiche e la violenza subita sul posto di lavoro diventa il suo unico ed ossessivo argomento di conversazione per cui i parenti, anche quelli normalmente più solidali, tendono ad evitarlo per non ascoltarlo più.
  • esterno: la vittima è il datore di lavoro che subisce pressioni attuate sotto forma di minacce di denuncia per comportamenti mobbizzanti, sia da parte di organizzazioni sindacali che da dipendenti con velleità carrieristiche.  

Le conseguenze del mobbing

Esiste una svariata serie di patologie che ricorrono con frequenza in un soggetto mobbizzato. Inizialmente il soggetto affetto si colpevolizza e, se non adeguatamente supportato, si isola in una profonda solitudine. A questo punto insorgono disturbi che si manifestano su tre livelli: emozionale, psicosomatico e comportamentale.

Il disturbo emozionale si evidenzia con un’ampia variabilità dell’umore  e con un cambiamento radicale nel modo di reagire alle situazioni. A livello psicosomatico vi è l’insorgere dei tipici disturbi di somatizzazione: vomito o nausea, mal di testa, crampi allo stomaco, perdita dell’appetito oppure fame smodata, senso di vertigine.

A livello comportamentale si manifestano disturbi che impediscono la partecipazione alla vita lavorativa fino all’espulsione dal mondo del lavoro (attacchi di panico, disistima etc…).
Se non preso in tempo, si potrebbe avere un cronicizzarsi del disturbo, o sviluppare la sindrome post-traumatica da stress, fino ad arrivare a conseguenze drammatiche fino all’estremo del suicidio.

Per questo è molto utile rivolgersi ad uno psicologo per ottenere supporto e aiuto tempestivo e preventivo.

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